II. "Il flauto dolce non ha dinamica"

Gianluca Barbaro

Leggende urbane sul flauto dolce

S’intende in musica con dinamica la possibilità di suonare a diversi volumi (o ampiezze) di suono, ovvero dal fortissimo al pianissimo. Nel flauto dolce la colonna d’aria che produce il suono è inizialmente costretta attraverso il canale dell’imboccatura, che è di dimensioni non modificabili. Questa circostanza è la causa del fatto che soffiando più “forte” nel flauto dolce la nota cresce, ovvero si alza di altezza oltre che di volume, e viceversa soffiando di meno la nota cala, si abbassa di frequenza. È dunque fuori di dubbio che, dovendo suonare intonati, non si può abbassare o alzare il volume del suono agendo sulla pressione/quantità dell’aria soffiata.
Questo fatto è all’origine di questa leggenda urbana. L’errore consiste nel credere che non ci siano altri mezzi dinamici se non soffiare di più o di meno. Dato che l’orecchio percepisce prima la variazione di volume e solo in un secondo momento la “stonatura”, possiamo comunque variare la pressione dell'aria e ottenere un piccolo risultato dinamico, ma solo di pochissimo. In realtà ci sono almeno altri tre mezzi, che non ho certo la pretesa di insegnare qui ma solo di segnalare.

Articolazione
Il primo lo conosciamo forse tutti e si chiama articolazione. Semplicemente agendo sulla “pronuncia” della nota riusciamo a dare la sensazione di diversi piani sonori. Se aggiungiamo a questa tecnica la leggerissima variazione di pressione che si diceva poc'anzi, otteniamo un effetto molto percepibile, anche se non molto ampio.

Risonanza
Il secondo mezzo dinamico ha a che fare con i fenomeni della risonanza e delle armoniche. Ciascun suono, anche se percepito come singolo, in realtà è la somma di più suoni contemporanei, fra di loro in relazione matematico-fisica ben precisa. Questi suoni sono detti armoniche (o armonici, o parziali). Il timbro stesso di uno strumento è fortemente determinato da quanti, quali armonici sono presenti e ciascuno di quale intensità (ma non è solo questo a determinare il timbro).
La risonanza è invece un fenomeno di “simpatia” fra suoni che hanno componenti armonici in parte sovrapposti. È la ragione per la quale il pianoforte “vibra” mentre suonate una nota con il flauto o con qualunque altro strumento (ancora di più se premete il pedale destro). È anche la ragione per la quale il pianoforte stesso, come anche tanti altri strumenti, è dotato di cassa di risonanza ovvero una struttura, per lo più in legno, che entrando in risonanza con i suoni prodotti dallo strumento ne amplifica il suono. Il volume aumenta perché il suono è prodotto da più elementi vibranti intonati e contemporanei e non da uno solo, come sarebbe senza cassa. Il flauto dolce non ha una cassa di risonanza propria ma, come ogni cantante sa è il corpo stesso a esserlo. Imparando a emettere suoni ricchi di armonici e a controllare la risonanza del corpo, non solo si ottiene un timbro più gradevole e una proiezione del suono maggiore, ma è anche possibile ridurre il volume del suono diminuendo o “spegnendo” queste due caratteristiche. Ovvero, semplificando:

  • più armonici e risonanza -> maggior volume
  • meno armonici e risonanza -> minor volume.
Filtraggio
Il terzo mezzo dinamico riguarda invece le dita, e credo sia altrettanto ben noto presso chi suona il flauto dolce. La regola generale è: se soffio più forte e il suono cresce, allora posso abbassarlo aggiungendo delle dita; viceversa se suono più piano e il suono cala, allora posso alzarlo togliendo delle dita. Detto chiaramente: la mia impressione personale è che questa sia la tecnica definitiva per suonare dinamicamente con il flauto dolce, ma è anche un… ginepraio! L’intonazione è in generale un tema già così delicato che inserirvi anche un'estrema mobilità delle dita per correggerla sembra essere una cura peggiore del male. In realtà, forse basta acquisire elasticità seguendo alcune regolette o usi:
  1. nel correggere l’intonazione, aggiungere dita con la mano destra e toglierle con la sinistra (salvo eccezioni o impossibilità)
  2. intonare gli intervalli a orecchio, con un suono di riferimento fisso (ovvero tramite battimenti)
  3. dare quindi sempre e comunque un occhio al tuner elettronico, per capire cosa sta accadendo.
Come nel caso della cromaticità, anche la dinamica non è facile da ottenere sul flauto dolce, non di meno si può, come diversi grandi dolcisti dimostrano.

Link esterni
the Recorder and Jazz - Sound and Dynamics