Flauto dolce fai da te? Ahi ahi ahi

Gianluca Barbaro

E' da molto tempo che ho qui promesso di scrivere un articolo sull'opportunità o meno di studiare da autodidatti il flauto dolce: è giunto il momento di onorare la promessa, mettendo la questione sotto forma di Frequently Asked Question.

D.: E' possibile imparare a suonare il flauto dolce da autodidatti, senza ricorrere a un insegnante?

R.:La prenderò un po' alla larga: siate pazienti…

Come i lettori più affezionati sanno bene, è da diverso tempo che mi occupo di musica Jazz suonata con il flauto dolce. Nonostante siano ormai numerose per me le occasioni di esibizione in pubblico e abbia già maturato una certa esperienza professionale specifica, solo di recente ho compreso a fondo quale sia uno degli aspetti fondamentali di questo accostamento, e ci sono arrivato solo grazie alle argute osservazioni di mia moglie, che guarda caso musicista non è. Il punto emerso è il seguente:

Suonare musica Jazz col flauto dolce è più difficile che suonarla con altri strumenti della tradizione jazzistica, perché il flauto dolce è uno strumento non di concezione moderna e offre quindi più limitazioni rispetto a strumenti più recenti.

Di contro:

L'ascoltatore o lo spettatore casuali che ascoltino musica Jazz suonata con il flauto dolce sono probabilmente portati a credere che, al contrario, sia più facile suonare il flauto dolce, non da ultimo perché, in fondo, "chiunque può suonarlo".

Continuare il discorso sul rapporto fra flauto dolce e Jazz sarebbe lungo e fuori tema. Vi chiederete infatti cosa c'entri tutto questo con l'autodidattica. Provo a riscrivere il concetto precedente:

Il flauto dolce è uno strumento che sembra facilissimo e invece è difficilissimo da suonare. (Naturalmente è facilissimo suonarlo male…)


Il problema è che chi decide di cominciare a suonarlo, sebbene lo ami o vi sia interessato, spesso cade nel medesimo fraintendimento, ovvero che non ci sia niente di "spaziale" nell'imparare a suonarlo. Probabilmente sono proprio queste persone che decidono di tentare la strada dell'autodidattica.

A questo punto si sarà ben capita la mia posizione sull'autoapprendimento del flauto dolce, ma è bene scoprire ancora qualche carta prima di trarre conclusioni.

Mica solo dita!
Nel lungo processo di apprendimento del suonare uno strumento, non c'è solo la parte di allenamento tecnico, né solo quella di graduale appropriamento del repertorio specifico. C'è anche una parte che riguarda l'affinamento delle capacità percettive.

Il primo esempio di questo terzo "compito", il più ovvio, sta nell'intonazione: forse sembrerà banale, ma non si può essere intonati sul proprio strumento se con l'orecchio non siamo in grado di sentire bene le stonature. E' vero che dobbiamo essere in grado di controllare l'intonazione, quindi nel caso del flauto dolce gestire bene il fiato, ma in definitiva è il cervello che deve prendere decisioni sul da farsi: se le informazioni che arrivano non sono accurate, nessuna decisione è possibile. Essere capaci di sentire una differenza di pochi cent fra due unisoni non accordati è questione non solo di dotazioni genetiche, ma soprattutto di studio e applicazione: l'orecchio può migliorare nel tempo, anche da adulti! Ma ci vuole tempo, e aiuto da parte di qualcuno.

Un altro esempio di capacità percettive da affinare è quello riguardante la percezione del ritmo, o più precisamente, della griglia ritmica. Essere capaci di leggere a tempo senza battere un piede, ma senza neanche tenere a mente il tempo, sviluppare la percezione delle forme, piccole e grandi, ad esempio dei cicli di 4, 8, 16 misure, sapere confrontare la coincidenza o meno nell'emissione di due note non perfettamente simultanee, ecc.: sono tutte capacità percettive per sistemare le quali ci vuole molto tempo e molta applicazione.

Allora vi pongo una domanda: se all'inizio queste nostre capacità di percezione non sono affinate (spesso al punto di essere praticamente sordi a molte caratteristiche musicali), come possiamo non migliorarle ma, ancora prima, come possiamo anche solo renderci conto di avere dei problemi a riguardo? Può un daltonico imparare da solo, sulla base della propria esperienza personale, a miscelare i colori? Non è impossibile, ma certo è molto improbabile.

Quindi, se dovessimo indagare le motivazioni che spingono le persone a studiare da soli uno strumento, questa la metterei al primo posto: avere una percezione semplificata dei problemi da affrontare, perché si è sordi (e ciechi) rispetto a una parte importante delle cose da apprendere.

Questa sordità è tanto più invalidante nel caso di uno strumento come il flauto dolce che, come scrivevo all'inizio, in realtà è uno strumento ancora più difficile da suonare rispetto alla media degli strumenti moderni, e le qualità percettive del suonatore sono quindi ancora più importanti. Aggiungo qui la descrizione di una sorta di paradosso: come strumentisti spesso non siamo in grado di mettere a fuoco, su noi stessi, quello che invece si mette benissimo a fuoco da ascoltatori. Quasi sempre l'eccezionalità di un esecutore, anche se riconoscibile da chiunque (pure non musicista), sta nel governo di aspetti che la maggior parte delle persone non ascolta consapevolmente, né saprebbe individuare, ma dei quali tutti percepiscono l'effetto complessivo.


Non lo famo strano
C'è una seconda famiglia di motivazioni che spingono gli autodidatti verso il fai da te: la sfiducia o il sospetto verso gli insegnanti e/o verso una presunta "accademicità" degli stessi. Semplificando, è come se non ci si volesse sottoporre alle grinfie di personaggi o troppo eccentrici, o troppo dogmatici (e a volte entrambe le cose insieme), perché la propria spinta personale verso la musica è invece molto caratterizzata da creatività e voglia di libera espressione individuale.

E' vero che il mondo della didattica musicale è infestato da personaggi detestabili, ma ci sono anche tante persone decenti, professionalmente molto preparate e veramente capaci di insegnare. E' solo grazie al confronto con persone di questo tipo che possiamo superare, col tempo e con lo studio, i nostri limiti.

Certo bisogna quindi porre molta attenzione nella scelta di un insegnante, e questo vale sia per gli adulti, sia per i genitori che scelgono l'insegnante dei figli.
Prendiamo come riferimento il "percorso perfetto", ovvero quello che va da zero fino alla professione di musicista, e cerchiamo di capire cosa evitare e cosa cercare in un insegnante.
Innanzitutto deve essere una persona che ha successo nella propria professione.
Nella seguente tabella ho riportato qualche domanda che porrei a un candidato insegnante, con relative risposte "buone" e considerazioni.
Domande Riposta Preferibile Altrimenti…
Didattica
Da quanti anni insegna?
Da più di 5 anni.
Scarsa esperienza d'insegnamento.
Solo a studenti amatoriali o anche professionali? Entrambi. Scarsa esperienza d'insegnamento.
Quanti e quali flautisti dolci professionisti attualmente in attività sono usciti dal suo insegnamento? Almeno 2/3. Scarsa efficacia didattica.
Esecuzione
Quanti concerti fa all'anno? Almeno15/20. Chi non suona ma insegna soltanto non può insegnare tutto quello che serve a un musicista professionista, non solo perché manca l'esperienza necessaria, ma probabilmente perché manca anche l'interesse o la capacità di esibirsi in pubblico. Al massimo da una tale scuola possono uscire altri insegnanti di musica, non musicisti.
Solo nella zona locale o anche fuori zona/all'estero? Almeno a livello nazionale.
Da solista? Con un proprio gruppo? Chiamato presso altri ensemble? Sia da solista, sia come leader sia come ospite.
Con quanti programmi diversi? Con una buona varietà di programmi.
Pubblicazioni
Ha pubblicato dei CD?
Almeno 3 o 4.
La pubblicazione di CD e di articoli certifica ancora, pur con le mutate condizioni di mercato, la capacità di pensare e realizzare dei progetti con qualche caratteristica di originalità, oltre a testimoniare la capacità di relazionarsi con il mondo esterno.
Con che frequenza, con che varietà di programma? Almeno uno ogni 1 o 2 anni, con programmi diversi.
Ha ottenuto pubblicazioni di articoli/libri? Almeno una pubblicazione.

Ricordo che stiamo parlando di un percorso di studi professionale. In Italia credo sarebbero molto pochi gli insegnanti di flauto dolce in grado di dare tutte le risposte giuste.

Naturalmente è molto difficile riuscire a individuare e studiare con, fin dall'inizio, un insegnante di successo. L'alternativa è cominciare con uno che sia forte almeno sulla parte strumentale/didattica e rassegnarsi al fatto che prima o poi lo si debba cambiare.

Il flauto dolce in particolare, come ho avuto modo di scrivere più volte su questo blog, attrae facilmente individui sociopatici, che non si trovano solo fra gli amatori ma anche fra i professionisti. Se un insegnante di flauto dolce vi sembra "strano" molto probabilmente lo è davvero… Potrebbe avere comunque molto da insegnare, ma attenzione che nel frattempo non vi rovini il morale riversandovi addosso la sua frustrazione o la sua sofferenza psichica. Per questo è meglio trovare qualcuno che abbia successo nella propria attività musicale e manifesti una buona relazione con gli altri/capacità di comunicazione.

Ricapitolando, una seconda motivazione che spinga all'autodidattica potrebbe stare nel timore di ritrovarsi con l'insegnante sbagliato, timore fondato ma facilmente arginabile con un buon lavoro di indagine e di scelta: non prendete il primo che vi capita fra le mani!


I trucchi del mestiere
E' evidente che non tutti studiano musica per diventare professionisti. Se quindi invece non vi andasse di studiare con un insegnante perché minimizzate le vostre capacità o i vostri obbiettivi ("tanto non sono bravo/a", "lo faccio per passatempo", "non ho voglia di studiare", "non vale la pena spendere soldi", "mi vergogno", ecc.) considerate questo: ci sono molti possibili percorsi da fare con un insegnante, non per forza quello full time professionale. Anche solo poche lezioni possono fare all'inizio una grande differenza. Lo ripeterò fino alla noia: suonare il flauto dolce è una faccenda complicata, non ce la farete mai da soli a suonare decentemente (intonati, a tempo, con un suono minimamente aggraziato), nemmeno se suonate già altri strumenti, perché il flauto dolce presenta delle difficoltà molto specifiche che solo chi già conosce può aiutarvi a superare.

Giusto a titolo esemplificativo, ecco qualcuno degli argomenti di difficile se non impossibile soluzione fai da te:

1) intonazione;
2) capacità ritmiche;
3) relazione con gli altri musicisti/strumenti (nei brani a più parti);
4) gestione del respiro e del fiato;
5) articolazione (lingua/dita);
6) rilassamento corporeo, postura e tenuta dello strumento;
7) uso del pollice sinistro e delle dita in generale;
8) equilibrio fra le varie competenze.

L'ultimo punto li riassume forse tutti. Non è affatto infrequente imbattersi in suonatori di flauto dolce con velocità d'esecuzione notevole (movimento delle dita veloce) ma del tutto privi di suono (basso volume o cattivo timbro), oppure parecchio stonati (il che è quasi lo stesso che non avere suono). Oppure suonatori che non riescono a suonare in ensemble, pur essendo tecnicamente a posto, magari perché non riescono a stare a tempo, o perché "diventano" stonati se suonano insieme ad altri.
Per non parlare di quelli che non riescono a suonare a lungo perché poi interviene tutta una serie di problemi fisici che impedisce loro di proseguire (questo problema può essere molto pericoloso per la salute).
La strada da percorrere non può che essere quella verso il raggiungimento dello stesso "livello" di tutte le abilità, muoversi per raggiungere prestazioni omogenee sotto tutti gli aspetti: solo confrontandosi con una persona d'esperienza è possibile raggiungere questo risultato.